È fuor di dubbio che s'è fatta l'Italia, ma non gli Italiani.
Lo abbiamo visto anche recentemente, l'altra domenica, su Canale 5, ove si volevano festeggiare i 150 anni dell'unità:
le interviste fatte a Nord hanno evidenziato tanto razzismo, tanto disprezzo, tanto pregiudizio, tanta scortesia, tanta maleducazione, tanta ignoranza;
le interviste fatte a Sud hanno avute solo risposte educate e cortesi;
i personaggi di cultura presenti in studio hanno evidenziato che la tanto decantata unità che si vuole celebrare non è mai esistita e non esiste tuttora, mentre il sindachello nordista ha manifestato i soliti luoghi comuni.
Quella dell'unità d'Italia è una festa che nessuno vorrebbe celebrare:
i piemontesi e Nord in genere continuano a maledire Garibaldi, tronfi di pregiudizi (e quindi per ignoranza);
gli industriali (del Nord) temono di perdere chi sa quali e quanti guadagni (per loro la patria si chiama Denaro: l'ideale per loro può fare solo da zerbino);
noi del Sud malediciamo Garibaldi, ma per ragioni opposte a quelle dei signori del Nord e della festa dell'unità ne facciamo volentieri a meno, perchè crediamo che sia ingiusto e fuori luogo festeggiare quel che non c'è e una unità da noi non voluta, ma subita:
noi del Sud siamo stati conquistati e derubati;
noi non volevamo essere "liberati", perché eravamo già liberi.
Il nostro Re non parlava un argot francese, ma la nostra stessa lingua;
le leggi vigenti nel Regno dei Borboni erano alla avanguardia, le migliori del tempo;
le tasse erano poche e giuste [sfidiamo i nostri governanti di oggi e di domani a dimostrare di saper fare altrettanto, non diciamo di meglio];
i Re Borboni brillavano per serietà (fino al punto da non voler ricevere a corte una certa donnina di facili costumi che pure aveva sposato un nobile di primo piano e che pure era imparentata con un certo potente Ministro inglese), al contrario di certi re "galantuomini", bravi solo nel rincorrere le contadinotte piemontesi, seminando e inseminando... tanta nobiltà (e certi intervistati forse ne sono il degno frutto...);
i Re Borboni erano Cattolici, quelli piemontesi i cattolici li perseguitavano (se non ci credete, leggetevi don Bosco e studiatevi le leggi piemontesi del tempo).
Cosa dovremmo festegguare noi del Sud?!
I nostri paesi bruciati?
I lager dei Savoia, nei quali furono deportati i nostri soldati, colpevoli solo di essere stati fedeli al nostro Re?
L'emigrazione in massa, alla quale ci costrinsero i cari "fratelli d'Italia", con conseguente distruzione di famiglie e ulteriore impoverimento del nostro Paese?
Dovremmo forse celebrare l'averci tolto e distrutto le industrie che tanti ci invidiavano e che il Nord neppure conosceva?
Noi eravamo grandi, e non dimentichiamo la nostra passata grandezza, perciò rimaniamo grandi dentro. I grandi accettano la caduta, ma non la celebrano.
Se i "fratelli" piemontesi vogliono celebrare la loro conquista, lo facciano pure, ma abbiano l'onestà di riconoscere la verità storica.
Noi potremmo anche sorpassare sul fatto che ci debbano chiedere scusa dei furti, delle rapine, degli assassini, delle bugie che ci hanno costretto ad insegnare ai nostri figli con la "loro" storia farcita di bugie grosse quanto le loro montagne: ci contenteremmo che soltanto riconoscessero appunto la verità storica, che venissero corretti i libri di storia scritti per compiacere il vincitore e infierire sui vinti.
Ci dispiace e ci addolora vedere quanti del Sud, che occupano posti di rilievo, di comando, di governo..., che pur dovrebbero conoscere la vera storia e quanto il Nord ci abbia derubato, sfruttato, vilipeso, disprezzato, calpestato..., pur tuttavia festeggiano!!! ma cosa? È vero, 150 anni fa i traditori si chiamavao Romano, Lanza... Oggi come li chiameremo?
Festeggiare chi ci ha ucciso i padri, violentato le madri e le sorelle, ucciso i figli, scannato i bambini, non lo consideriamo degno di un uomo, neanche per motivi di opportunità politica...
Il Movimento Neoborbonico nel suo Comunicato Stampa del 26-1-11 giustamente annota:
«Le celebrazioni del centocinquantenario, finora, hanno evidenziato retorica e luoghi comuni tra sperperi di denaro pubblico e assenza di un vero, utile e necessario dibattito sui temi dell’unificazione italiana. [...]
Il Movimento Neoborbonico invita [...] a manifestare in maniera pacifica e civile il loro dissenso di fronte all’ennesimo e inutile tentativo (dopo 150 anni) di costruire un’identità nazionale basandola non sulla verità storica, ma sulla retorica. [...]
I dissensi [...] potrebbero rappresentare una giusta richiesta di correttezza storico-culturale e di “par condicio” politico-economica che aspettiamo da un secolo e mezzo.»
Ci si dirà che dobbiamo andare avanti, che non dobbiamo fomentare l'odio...
SIAMO PERFETTAMENTE D'ACCORDO, anche noi vogliamo mettere una pietra sul passato.
Ma la pietra non dobbiamo porla soltanto noi, ma soprattutto certi signori del Nord (che la smettesseo una buona volta coi loro pregiudizi, con certo loro frasario, con certa loro ignoranza), dovrebbero porla i signori che ci governano, ma continuando a sfruttarci, a fare leggi e provvedimenti che in pratica privilegiano sempre e soltanto il Nord, e spesso lo fanno fingendo di aiutare il Sud (il danno e la beffa!!!).
Si facciano al Sud le stesse autostrade che si fanno al Nord,
si favoriscano al Sud le industrie come al Nord.
Rimangano al Sud i soldi del Sud.
Si spendano per la Sanità del Sud le stesse somme che si spendono per quella del Nord. Insomma ci trattino alla pari, allora potremo anche noi festeggiare una unità, quella che finora non c'è mai stata!
Pertanto invitiamo tutta la gente del Sud, quelli che hanno un po' d'orgoglio e senso dell'onore, a dissentire dal festeggiare una unità inesistente da troppi anni, da 150 anni, esponendo il 17 di marzo 2011 la nostra cara bandiera borbonica, possibilmente segnata a lutto con un nastro nero.
Agli Uomini del Nord, a quelli degni di questo nome, perché consapevoli della Storia e del rispetto che si deve ai vinti, chiediamo la solidarietà esponendo in quel giorno le loro bandiere preunitarie.
Agli eredi di un certo "galantuomo" chiediamo di non infastidirci con la loro presenza sugli schermi televisivi, neppure in versione canterina né in quella che loro sembra più appropriata di ubbriachi corteggiatori. Grazie.
Viva Re Franceschiello!
I nostri padri lo chiamavano così per affetto, e non per disprezzo!
Chi avesse il quadro del nostro amato Re Francesco II (Franceschiello) e/o della nostra amata Regina Maria Sofia, quel giorno li esponga, li metta in bella mostra: furono Re che portarono la Corona con dignità e onore, non furono "galantuomini"! Grazie a Dio!
S.P.
Nota: a chi volesse documentarsi raccomandiamo, fra i tanti, i seguenti testi:
Carlo Alianello, La conquista del Sud, Rusconi Editore, Milano 1972
Fulvio Izzo, I lager dei Savoia, Controcorrente, Napoli 1999
Lorenzo del Boca, Indietro Savoia!, Edizioni Piemme, Milano 2004
Lorenzo del Boca, Maledetti Savoia, Edizioni Piemme, Milano 2001
Pino Aprile, Terroni , Edizioni Piemme, Milano 2010
Cucentrentoli G. di Monteloro, La difesa della fedelissima Civitella del Tronto, Pucci Cipriani Editore, Firenze 1978
Postilla di rilievo:
avevamo appena pubblicato il nostro articolo, che un nostro «affezionato lettore "piemontese"» ci ha scritto invitandoci a non «fare di tutta l'erba un fascio come certi miei conterranei nei vostri riguardi», ma è ovvio che non è questa la nostra intenzione, infatti, come ben si può leggere poco più su, abbiamo chiesto la solidarietà agli Uomini del Nord [periodo che ora evidenziamo in blu e in grassetto].
Non crediamo che tutti i "piemontesi" siano stati e siano barbari, ottusi, assassini, ladri..., crediamo invece che in mezzo a loro ci siano stati e ci siano tuttora grandi Uomini, degni di tutto il rispetto e l'onore di cui noi del Sud siamo capaci, speriamo anzi e ci auguriamo che quegli Uomini siano tanti, tantissimi...
S.P.